My name is Ello. Adesso tocca a me!

Alzi la mano chi ancora non ha sentito parlare di Ello o chi è ancora non vi si è iscritto.
Negli ultimi mesi è l’argomento principale in rete e non solo.
Per chi ancora non lo conoscesse, ecco una breve presentazione per capire come mai stia avendo tanto successo e soprattutto perché sia definito l’anti Facebook.

Ello è un social network, privo di pubblicità, in cui regna la privacy, la libertà, in quanto non si è costretti a registrarsi con nome e cognome reali.
Il motto di Ello è:  “tu non sei un prodotto”.

Ello, infatti, accusa Facebook di ingannare le persone utilizzando i loro dati e mostrando una marea di pubblicità che quasi va a coprire le notizie importanti dei contatti.
Sicuramente vi sarà capitato di aver fatto una ricerca sul motore di ricerca Google e aver poi visto il prodotto ricercato apparire in una pubblicità su Facebook. Si è sempre saputo che il potere di questo social media sia la persuasione, a volte forse in maniera poco etica, ma tra le tante lamentele le persone continuano a frequentarlo e di questa persuasione ne fanno tanto uso, traendone vantaggi sia a livello personale sia professionale.
Facebook è stato capace di estendere il suo ascendente su giovani e meno giovani, è diventato una sorta di seconda carta d’identità. Molti ne parlano male, lo discriminano, lo reputano ingannevole, eppure anche se solo per spiare i compagni, lontani da quella piazza proprio non si riesce a stare.
E se tutto questo finisse? Quanto è possibile realmente rimpiazzare il famoso social media che ci da visibilità, che ci consente di esprimerci in maniera più libera come se per qualche istante fossimo soli in una stanza, pur consapevoli della presenza di centinaia e centinaia di persone lì pronte a leggerci? O forse è proprio questo che vogliamo, che ci piace?
Amiamo essere al centro dell’attenzione ma poi ci adiriamo se qualcuno “si permette” di contraddirci, restiamo male se non riceviamo abbastanza mi piace ad un post o ad un selfie.

Viviamo in una comunità virtuale in cui la contraddizione la fa da padrona.
Insomma, vogliamo di nuovo essere liberi? Se la risposta è si abbiamo bisogno solo di un invito – attualmente è l’unico modo disponibile per potersi iscrivere, ma basta richiederlo sul sito stesso o ad un iscritto – e di creare una nuova identità. Ello vi sorride e vi porge la mano.

La persuasione di Ello in un sorriso black and white.
La persuasione di Ello in un sorriso black and white.

L’idea fondante dei due social media non può essere contrapposta, così come le funzioni e le aspettative. Sono due modi diversi di concepire le relazioni sociali, le attività di svago e lavorative.

Facebook permette di ritrovare vecchie amicizie e di farne di nuove, collega aziende, fans, permette la condivisione di contenuti, che siano essi di notizie più o meno importanti.
Ello regala una nuova identità, ma permette ugualmente di collegarsi a persone di cui si conosce il nickname o fare una ricerca casuale. Si presenta con un aspetto minimal, il classico black and white, scelto per “porre l’accento sui contenuti di qualità e facilitare la connessione con le persone che davvero ci interessano”.
Dà l’idea di essere in un role playing game, per alcuni versi.

Il focus di Ello è l’empowerment.
Ello si proclama freemium con la futura possibilità, quindi, di implementare funzioni ma a pagamento. Insomma, prendere il posto di Facebook è il suo obiettivo, ma ormai siamo abituati a rendere pubblica la nostra identità e così spesso non ci rendiamo conto di quanto effettivamente i nostri dati personali, i nostri gusti e le nostre attività sul web vengano memorizzate ed utilizzate ai fini di ricerche di marketing e pubblicità, è diventato tutto normale. Tutto ciò, involontariamente, ci allontana sempre più dall’utilizzo di una piattaforma “pulita”.
Ello dovrebbe offrire qualcosa di veramente speciale, qualcosa di innovativo, originale. Nonostante le migliaia di iscritti all’ora, Facebook resta la quotidianità, Ello il passatempo.

Metti alla prova Ello. Contattami per ricevere un invito.

De Simone Roberta

Pubblicità

Captologia: analizziamo la persuasione nelle tecnologie informatiche.

“La moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non avrebbe nulla in contrario a farsi mangiare dal lupo”.
Il sociologo Marshall McLuhan, pioniere nella mediazione tecnologica, utilizza questa metafora per indicare quanto abbia influenza sull’uomo un mezzo di comunicazione di massa.
La Captologia si riferisce al ruolo tra tecnologia e persuasione; analizza la modifica dei comportamenti e degli atteggiamenti risultanti da un’intenzionalità endogena insita in un determinato software, programma, prodotto.
Ogni giorno siamo prede della persuasione. Pensateci.
Spot pubblicitari, riviste, radio, tv, canzoni, siti web, parole, immagini ci bombardano e ci inducono a fare qualcosa. Quello che vogliono loro.
La rete, essendo ricca di siti web, risulta essere la più comune forma persuasiva. Ma qual è il potere della rete? Come è possibile che l’uomo si lasci influenzare così tanto? La risposta è semplice: l’interattività.
Una pagina web, ad esempio, che contiene collegamenti ipertestuali, video, immagini, è in grado di creare una forte sinergia tra l’utente e il computer.
Ci sono vari prodotti informatici in grado di mettere in luce gli elementi persuasivi dell’esperienza dell’utente.
Un esempio molto vicino a coloro che vendono on line è sicuramente Ebay Feedback Form, il sistema utilizzato dal sito ebay.it per motivare gli utenti a comportarsi correttamente nelle operazioni di acquisto e vendita on line. Accanto al nickname dell’utente compare un numero corrispondente al riscontro acquisito durante le sue operazioni e, nei dettagli, una serie di stelle giallo oro riflette il comportamento del venditore, in merito ad alcuni dettagli inerenti la tempistica, l’oggetto venduto, i costi e la comunicazione con l’acquirente.

La nascita del Web 2.0 e la sua diffusione tramite dispositivi tecnologicamente avanzati ha ampliato le possibilità, da parte dell’individuo, di costruire legami ed interazioni virtuali, ciò in particolar modo attraverso i social network.

In passato solo governi e aziende con grandi capitali controllavano i mass media, oggi invece, il potere della persuasione è alla portata di molti. Ciò ovviamente è attribuibile alla diffusione dei social network/media.
Immaginiamo Facebook.
Facebook riesce a modificare gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone su una scala di massa.
I “mi piace” e le pubblicità nella nostra home page ne sono la prova. Quanti più mi piace e condivisioni avrà una pagina più questa riuscirà ad attirare maggiormente l’attenzione e spingerà a cliccare sul classico bottone blu.

La persuasione in Facebook. Più like avrà una pagina più è probabile che ne acquisisca.
La persuasione in Facebook.
Più like avrà una pagina più è probabile che ne acquisisca.

La forza del social network risiede nel fatto che le informazioni derivano da account di persone reali, che conosciamo e spesso stimiamo o di cui ci fidiamo. Ciò fa si che vengano considerate molto più di altre, quelle derivanti ad esempio, da fonti incerte e con meno credibilità.
Facebook costituisce una vera e propria evoluzione dei mass- media che hanno costituito i principali canali di persuasione nel secolo scorso. Ogni giorno riesce a fare iscrivere un numero elevato di persone e gli iscritti che invitano gli amici, creano un movimento di massa facilitato dalla tecnologia.
La credibilità è il presupposto della persuasione, bisogna lavorare molto su essa altrimenti tutto il nostro lavoro andrà perso poco dopo.
La credibilità on line è importante sia per l’utente che si trova a navigare in internet sia per i progettisti del web. Un sito web risulta più credibile se fornisce l’indirizzo fisico dell’organizzazione con relativo contatto e se contiene materiale e link a fonti e riferimenti sicuri ed esterni ad esso. La credibilità stimata del sito aumenta se esso è presente tra i link su un sito altamente affidabile, prestigioso o raccomandato da una persona di cui ci fidiamo. Non sempre però l’utente ha a che fare con un sito dai contenuti credibili, basti pensare alle fastidiose finestre pop up che si aprono automaticamente.
Come nell’interazione con altri individui, anche nel rapporto con il web, la prima impressione è quella che conta e acquista importanza sulla credibilità. Dunque a catturare la nostra attenzione sarà il piacevole aspetto grafico. Possono influire anche cambiamenti alla pagina stessa rispetto all’ultima visita o l’assenza di un’iscrizione obbligata, specie se a pagamento. E’ come se l’utente sfogliasse le pagine di una rivista e, catturato da un’immagine o da un titolo dai colori e caratteri vivaci o originali, si soffermasse a leggere, a scorrere il testo. L’obiettivo di ogni sito web è far si che l’utente ritorni sul sito appena visualizzato, che ne parli in maniera positiva, che si iscriva al blog, se presente, che contribuisca insomma alla crescita e alla notorietà dei suoi materiali. Per fare ciò, il sito cerca di guadagnare credibilità offrendo qualità e rapidità nei servizi, ad esempio rispondendo subito alle e-mail e garantendo contenuti affidabili, ma soprattutto personalizzati.
Le persone quindi trascorreranno più tempo in quei siti che hanno guadagnato un certo grado di credibilità che, solitamente, permane. Infatti, quando un sito web viene progettato con attenzione sia nelle immagini, sia nei contenuti, sia nelle fonti, sia nelle pubblicità e riesce a spingere l’utente ad utilizzare almeno in parte i servizi offerti, ha elevate probabilità di cambiare atteggiamenti e comportamenti dell’utente.

Il web è dei frettolosi, in un certo senso. Per far si che il tuo sito web non venga scartato, chiuso, dopo i primi 3-4 secondi, bisogna offrire contenuti di qualità, titoli interessanti ed evitare continue pubblicità che non fanno altro che interrompere la visita dell’utente.

Bisogna scrivere in maniera semplice, focalizzare l’attenzione sempre sui contenuti rilevanti, cioè quelli che rispecchiano il motivo della ricerca di chi vi è entrato. Insomma, evitiamo gli specchietti per le allodole. Il fatto che abbiano potuto condurre un utente nel tuo sito web non vuol dire che egli vi rimarrà, che comprerà, che ritornerà, soprattutto. Il nostro obiettivo è creare una relazione e cercare di mantenerla il più a lungo possibile, non deludendo le aspettative del visitatore. Dobbiamo far parlare di noi. Il passaparola è importante, che sia tramite un tasto di condivisione su un social network, o che avvenga come tradizionale trasmissione di un messaggio orale tra persone.
Bisogna soddisfare con i contenuti e persuadere con il modo di scrivere.

Make it simple and small. L’importante è che sia semplice.

Roberta De Simone

Dal Social Network al Social Media: conosci il tuo alleato?

Uno degli aspetti fondamentali della crescita del proprio business, on line e off line, è sicuramente il vecchio social network, il quale ha subìto negli anni un cambiamento importante che lo ha visto crescere e trasformarsi in social media. Una sorta di ribaltamento del modo di vivere i rapporti sociali.

I social network sono nati con l’obiettivo di creare cerchie di persone con interessi in comune, riavvicinarle abbattendo le distanze, fisiche e culturali.

L’esempio che subito ci viene in mente quando pensiamo al social network è certamente Facebook, il quale nel 2004 ha marcato, quasi imposto, la sua presenza sul nostro territorio e ci è riuscito veramente bene. Siamo entrati così in relazione con gli altri e ci siamo svestiti delle nostre paure, ansie, gioie, mettendo i nostri sentimenti in vetrina e cercando negli altri conforto, compassione, piuttosto che ammirazione.

Ma cosa è cambiato dal 2004 ad oggi? Perché Facebook, così come tanti altri social network, ha visto cambiare il suo status?
Sono stati capaci di integrarsi nella nostra vita infiltrandosi nelle nostre reti sociali, nelle relazioni interpersonali, tanto da diventare una piattaforma in cui creare e condividere contenuti, non più meramente personali.

Che si tratti di una start-up, di una B2B o di una B2C, ogni azienda oggi ha colto l’importanza di essere presente sui social media. Scambiare idee, valori, progetti, contenuti, fare pubblicità e immedesimarsi nell’altro. E’ questa la potenza di un social media che dà valore aggiunto alla propria attività.
Ma è davvero tutto così semplice? Basta davvero condividere contenuti con qualche immagine accattivante, qualche link e delle informazioni sulla propria attività per vedere accrescere il proprio fatturato?
Facciamo un passo indietro.
Eravamo negli anni ’60 quando il Sociologo Marshall Mc Luhan nel suo libro “Understanding Media” orientò il suo lavoro proprio sulla comprensione dei media.

I media sono estensioni di noi stessi. Consentono di ridurre le distanze e aumentare l’intensità. Ogni invenzione o tecnologia è un’estensione del nostro corpo“.

I social media si collocano proprio come estensioni di noi stessi.
Essere sotto i riflettori è ormai diventato parte integrante della quotidianità.
Instagram permette la condivisione di fotografie e video. L’uso dei cosiddetti #hastag facilita il raggiungimento e la visibilità. Si può creare una pagina sia personale sia aziendale, promuovendo dunque i propri prodotti. Così facendo non solo si monitorano i propri seguaci, ma se ne riescono a comprendere i gusti e gli interessi così da poter incanalare le pubblicità verso quel fronte.
Twitter è nato come servizio per dare aggiornamenti sul proprio stato, ma è diventato molto di più non appena gli utenti hanno capito il potere delle condivisione. Un tweet è un messaggio postato su Twitter, lungo massimo 140 caratteri. Il limite deriva dalla sua natura di sms, il quale ha un massimo di 160 caratteri, ma Twitter ha deciso di lasciarne 20 per il nome dell’utente. L’importanza di Twitter e la sua proliferazione è data dalla possibilità di inserire dei links e seguire persone senza chiederne l’autorizzazione.
Facebook è sicuramente il social network-media più noto. Le persone si creano un profilo, le aziende si creano una pagina. Inizialmente, quando ancora non era chiaro il potere di questo strumento, in pochi ne sfruttavano la visibilità fuori dall’ambito personale. Nel momento in cui si è aperta la strada alla condivisione di contenuti  e pagine, con l’intento di vendere e vendersi, Facebook si è fatto furbo e ha limitato la possibilità, gratuita, di mettere in mostra quello che per venditori, professionisti e aziende stava diventando una fonte di guadagno e un canale pubblicitario. Nonostante questo limite Facebook riesce ugualmente a mantenere il suo status quo, rimanendo dunque una delle piattaforme più utilizzate in cui incanalare le proprie risorse economiche e fare business.
Google + è una rete sociale creata da Google in cui gli utenti fanno parte di cerchie e seguono persone o aziende entrandovi in contatto. L’apprezzamento dei contenuti avviene tramite un +1. Inoltre, vi sono gli “hangouts” -luoghi di ritrovo- tramite cui tenere videoconferenze, videochiamate, condividere foto, video, documenti e partecipare alle discussioni. Ovviamente ha forte impatto sull’indicizzazione nel motore di ricerca padre.
Pinterest è uno strumento di scoperta visuale in cui pubblicare e ricercare bacheche per gestire la raccolta di immagini in base agli interessi. Pinterest è integrato e integrabile con altri social media, quali Facebook, Twitter e siti web.
Linkedin è una rete sociale impiegata soprattutto a scopo professionale. E’ ormai definita dai più come il Facebook in giacca e cravatta. Si potrebbe quasi dire che sta soppiantando il vecchio cv cartaceo; ma questo social sta spopolando molto anche tra le aziende, le quali inseriscono contatti, valori, progetti, creando collegamenti in tutta la rete, così da espandere la loro popolarità e restare sempre in primo piano. Una novità interessante, inserita non molti mesi fa, è la possibilità di pubblicare post, dal proprio blog o semplicemente come stati personali.

Lavorare sui social perchè i social piacciono, sono seguiti e sono l'ancora del nostro business.
Lavorare sui social perchè i social piacciono, sono seguiti e sono l’àncora del nostro business.

Dunque, come possono tutti questi social media interagire appieno con la propria attività? Come possono realmente accrescere la notorietà del proprio brand e portare all’aumento delle vendite?

Cross Media, Engagement e Value Content. Tre termini da non sottovalutare. Lavorando su essi riusciremo a costruire fiducia, credibilità e fidelizzazione.

Mettiamo in connessione l’uno con l’altro i mezzi di comunicazione, coinvolgiamo il pubblico creando legami tra brand e fans, trasmettendo sempre contenuti di valore. Così facendo si stimolano discussioni, confronti, conversazioni che aumentano, oltre al coinvolgimento, il passaparola.

Un’estensione questa dei media, non solo del nostro corpo, ma anche di atteggiamenti, comportamenti, culture, usi e costumi.
L’e-commerce ha bisogno di crossmedialità-multicanalità racchiusa in tutti i canali a disposizione che siano essi social media, mezzi di comunicazione tradizionale, cartacea e orale.
Nella praticità quindi, questi strumenti non sono solo apparentemente preziosi, in quanto si rivelano dei validi alleati delle vendite on line e della diffusione del proprio brand. Ancor di più se si ha un negozio fisico esso puó ricevere una spinta dalla geo localizzazione degli utenti e degli amministratori, dipendenti, addetti al marketing che utilizzano applicazioni che integrano la possibilità di inviare contenuti, non solo sulla base degli interessi dell’utente ma anche sulla base del suo profilo personale. Un esempio lampante è we-chat, il sistema di messaggistica istantaneo che ha varie funzioni integrate tra cui social network, sharing, scannering e raggiungimento delle persone nel raggio di 10 km rispetto alla localizzazione attuale.
Tanti mezzi per un unico obiettivo: conquistare il cliente e convincerlo a comprare. Tutto passa attraverso strategie di comunicazione, tecniche innovative- perché tutto cambia ad una velocità sorprendente, che sia Google inteso come motore di ricerca, o i social media tutti- elaborando processi creativi in grado di stimolare l’interesse di chi si approccia ai nostri contenuti.

Ma questo lo vedremo in modo più approfondito nel prossimo articolo.

De Simone Roberta